Il progredire inarrestabile della scienza, anziché proiettarci in una dimensione esistenziale più possibilista e determinista, ci ha orientati in modo del tutto inconsapevole, in una dimensione d’imprevedibilità, d’impotenza e negatività.
La capacità di desiderare un futuro migliore, presente nelle generazioni passate, oggi, nei giovani, ha lasciato il passo, ad un clima fatto di instabilità e d’incertezza.
Ed è proprio in questo contesto socio-culturale, in cui bisogna essere sempre in movimento, in cui punti di riferimento esterni, assumono un valore sempre più centrale per il mantenimento dell’autostima e del valore personale, che diventa sempre più difficile per il giovane individuare sistemi valoriali più autentici e personali. Inoltre, il giovane, si trova ancor più disorientato, poiché da una parte, cerca di costruire, con grande sofferenza e difficoltà, un’identità autonoma, responsabile e svincolata dal mondo della famiglia d’origine, dall’altra si trova a dover fare i conti con una società che non è più in grado di offrirgli il contesto protettivo e strutturante che questo fase di crescita richiede.
1) Dottoressa sta constatando nella sua professione che sono in aumento nell’ultimo decennio tra i giovani disturbi psicopatologici?
Certamente si. Negli ultimi decenni si è assistito ad un incremento tra i giovani di alcuni disturbi psicopatologici, in particolar modo sono aumentati i disturbi dell’umore, disturbi d’ansia (ansia sociale, attacchi di panico ed agorafobia), disturbi del comportamento alimentare e disturbi di abuso di sostanze.
L’instabilità della società odierna ha inevitabilmente prolungato la fase adolescenziale, amplificando quelle difficoltà, contraddizioni, disagi che un giovane si trova ad affrontare nel periodo più critico della sua esistenza. Difficoltà, che sono elicitate, anche, dal confronto quotidiano con le aspettative lavorative ed affettive, che appaiono all’orizzonte dell’adolescente sempre più distanti ed irraggiungibili. In questo clima d’incertezza, spesso, il giovane si sente senza punti di riferimento, non avendo ancora del tutto sviluppato un’identità personale sufficientemente solida ed autonoma. Ed è proprio in questa fase che si possono manifestare alcuni dei disagi psicopatologici sopra menzionati.
2) Si parla tanto di depressione oggi, quali sono i primi segnali che un giovane avverte all’inizio?
I sintomi depressivi tra gli adolescenti sono rappresentati da sentimenti di tristezza, senso di vuoto, umore irritabile, disturbi fisici e lamentele somatiche, sensazioni di essere rallentati (sia nel fisico che mentalmente). Sintomi che spesso determinano problemi nel funzionamento sociale e nelle prestazioni scolastiche.
Le cause vanno certamente cercate nel contesto esistenziale dell’individuo, e sono spesso legate a eventi che determinano cambiamenti importanti nella vita delle persone, come eventi di perdita, difficoltà sentimentali o di coppia, cambiamenti di status lavorativo, incluse le promozioni per le assunzioni di responsabilità che queste implicano.
Da questo punto di vista è interessante notare come negli ultimi decenni le caratteristiche cliniche della patologia depressiva si sono sempre più spostate dalla tristezza e malinconia alla inibizione dell’azione e alla perdita dell’iniziativa e motivazione, e questo si spiega in un modello di società che è diventato sempre più performante, con continue richieste prestazionali, dove se non riesci a raggiungere determinati standard di funzionamento entra in crisi tutto un sistema di riconoscimento sociale, familiare, lavorativo con conseguente calo dell’autostima, e da li all’insorgenza di un pervasivo sentimento d’inadeguatezza e di una patologia depressiva il passo è breve.
3) Gli psicologi del lavoro nelle attività di assessment spesso riscontrano disagi psicologici in ragazzi che hanno curriculum accademici brillanti e che in fase di selezionano crollano letteralmente sulle soft skill. Perché dottoressa secondo la sua esperienza?
La cultura della ‘performance’ valorizza, oggi, sempre di più giovani ‘intelligenti’e ‘conformanti’, dimensioni essenziali per costruire un’identità personale efficiente e di valore.
In questo modo, però, si escludono, o quanto meno non vengono stimolate, altre dimensioni di sé tra cui la fragilità e la debolezza.
Impedire, quindi, ai giovani di sviluppare e gestire la conflittualità, l’espressione di un proprio punto di vista, le assunzioni di rischio, l’insieme di sperimentazioni tipiche di questa fase evolutiva, può generare in quest’ultimi forti disagi emotivi.
Difficoltà, che malgrado, siano interpretate dai giovani, come limitazioni personali senza soluzione, possono, invece, essere considerate un’opportunità per comprendere se stessi e per costruire legami più autentici .
4)Il disagio giovanile sta diventando un problema sociale sentito dal mondo della scuola, dal mondo del lavoro e delle istituzioni. Come aiutare i nostri ragazzi in difficoltà?
La sfida nell’immediato futuro di cui saremo tutti responsabili come genitori, insegnanti, formatori, sarà orientata a sensibilizzare ed educare i giovani a sviluppare quelle competenze comportamentali e relazionali, necessarie, non solo per costruire una identità personale stabile, ma, anche per costruire relazioni più autentiche. Sentirsi in sintonia con se stessi non è sufficiente se non si costruiscono legami profondi. Allo stesso tempo però, costruire legami implica un contatto con noi stessi, con la nostra interiorità.
I giovani hanno bisogno di avvicinarsi a delle passioni, di desiderare, di creare, sentendosi coinvolti in quello che fanno, per emanciparsi e sentirsi finalmente liberi di entrare in scena da protagonisti.
Dr.ssa Paola Uriati